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Telescopi Schimdt cassegrain


Il telescopio Cassegrain è costituito da due specchi: il primario sferico e parabolizzato ed il secondario ellittico iperbolizzato. Lo specchio primario è forato e l'osservazione della sorgente luminosa avviene dietro a questo. Il percorso luminoso segue in questo caso un doppio tragitto all'interno del tubo ottico, il che consente di avere focali lunghe in uno strumento abbastanza compatto.
La maggior parte dei telescopi opera come un cassegrain (lunga focale, e un campo di vista più piccolo con maggiore ingrandimento) o newtoniano. Hanno uno specchio primario forato, un fuoco newtoniano, e un braccio meccanico per poter montare differenti specchi secondari.
Una nuova era è stata inaugurata dall'MMT, un telescopio ad apertura multipla composta da sei segmenti, che insieme vanno a formare uno specchio virtuale di 4,5 metri di diametro. Il suo esempio è stato seguito dal telescopio Keck, un telescopio segmentato da 10 metri.
La generazione attuale di telescopi in costruzione ha uno specchio primario tra 8 e 10 metri. Gli specchi sono in genere molto sottili e deformabili, e sono tenuti nella loro posizione ottimale da una serie di attuatori (vedi ottica attiva). Grazie a questa tecnologia, stanno nascendo progetti per telescopi del diametro di 30, 50 e addirittura 100 metri.

Da wikipedia
E’ uno schema ottico di grande fortuna, “reinventato” dalle case produttrici americane circa trenta anni fa e commercializzato in maniera massiccia, specie nella versione da 8″ (20 cm). La loro fortuna dipende in particolar modo dalla loro compattezza, ma nelle pubblicità si sottolineano i vari vantaggi del tubo chiuso (vedi sotto).
Vediamo lo schema ottico di questo telescopio:

Si nota che frontalmente è presente una lastra sagomata. La sua funzione è di compensare in partenza l’aberrazione sferica introdotta dai due specchi (che per l’appunto sono sferici). Viene utilizzata anche per sostenere lo specchio secondario. Questo, piuttosto grande, è responsabile di un fattore di otturazione (rapporto dei diametri) che penalizza un po’ l’incisione dell’immagine. Si noti che il primario è forato al centro per consentire il passaggio del fascio di luce fino al fuoco, posteriore. In questi telescopi si fa particolarmente apprezzare la facilità di collimazione delle ottiche
La lastra correttrice reca un trattamento multistrato antiriflesso che, per la sua delicatezza, suggerisce di non pulire troppo frequentemente o con solventi aggressivi la lastra stessa. Il vantaggio principale di un “tubo chiuso” è che le superfici riflettenti sono al riparo, quindi nè si sporcano, nè perdono la loro riflettività, cosa che succede purtroppo ai telescopi con tubi aperti. Un tubo chiuso è anche meno soggetto ad eventuali turbolenze interne anche se è necessario concedergli un tempo maggiore per raggiungere l’equilibrio termico. Uno svantaggio è costituito dalla facilità con cui l’umidità si posa sulla lastra, un vero e proprio assillo che rende necessario l’utilizzo di un buon paraluce, e talvolta anche dell’azione ripetuta di un asciugacapelli.
Gli Schmidt Cassegrain, solitamente chiusi ad F/10 (vedi altre spiegazioni sul rapporto focale dei telescopi), sono molto validi per l’osservazione ad alta risoluzione, ma avendo normalmente un’apertura di tutto rispetto (20 cm o più) danno grandi soddisfazioni anche sul profondo cielo. Per questo li abbiamo inclusi fra i telescopi “tutto fare”.